mercoledì 15 febbraio 2012

MONTI, DACCI UNA POSSIBILITA' CXXZO!


Orfeo sbaglia. Nel suo articolo sul no di Monti alle Olimpiadi a Roma (http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=45555&sez=HOME_ROMA&npl=&desc_sez=) tira in ballo Bossi per le sue dichiarazioni nordiste ma, alla fine, cade anche lui nella trappola federalista-secessionista. Non c’è niente da fare, l’appartenenza territoriale è più forte del buon senso e del dovere. Come accade qui, in conclusione alla spataffiata sulle parole del leader leghista. Quart’ultima riga, sembra che il direttore parta bene “Noi difenderemo sempre il diritto di Roma ad avere le opportunità che una capitale merita e denunceremo ogni discriminazione indipendentemente dai governi nazionali e dagli amministratori locali”. Fin qui non fa una piega, in effetti. Poi incalza, equilibrato tra la spinta settentrionale e quella meridionale “Contrasteremo chi vuole favorire il Nord”, alla faccia del senatur, ma poi scivola “chi oggi esulta per la mancata candidatura alle Olimpiadi ma non vede ancora una volta i ritardi dell’Expò e lo scandalo del Mose”. Capiscimi bene, ora. Vedere i ritardi e, di conseguenza, capire quanti soldi buttiamo al vento è una priorità. Nord o Sud che sia, chi sperpera va condannato. Ma spostare la colpa altrove non è costruttivo. Insomma, se tuo figlio mena un compagno e lui gli risponde con uno spintone, chi è da rimproverare? Chi va corretto dei due? Il discorso è generale: la violenza non è accettabile, punto. Quindi scaricare la colpa su uno o sull’altro non è di certo il modo migliore per contrastarla. Lo stesso vale per la gestione dei soldi. Non può diventare il pretesto per favorire o meno una città. Non siamo mica ai tempi delle Città Stato! Le nostre città interagiscono e dipendono, tutte senza eccezioni, dalla capitale. Non hanno un’economia totalmente indipendente. O, meglio, se qualcosa non va nei loro conti si può intervenire. Come ha fatto giustamente Orfeo additando l’Expò e il Mose. Ma doveva arrivare lo shock olimpico per ricordarselo? Il tempismo è tutto, a volte. Certo, bravo lui rispetto a chi non ne parla proprio. Alla fine, però, la notizia è un’altra, non la “piccatina al limone” che ha pubblicato il Messaggero. Avremmo anche dovuto affrontare sacrifici, ma l’Italia ha fortemente bisogno di riscattare la propria immagine. Abbiamo solo bisogno di un buon condottiero, il nostro esercito di persone forti e brave è già pronto, facciamolo vedere Monti! E, sia ben chiaro ai vari Umberti e Orfei, l’occasione non l’ha persa solo Roma.

sabato 4 febbraio 2012

CHE COS'HA UN SARDO IN PIU' DI UN'ECUADORIANA REGOLARE? LO SCONTO.

Partiamo da una semplice considerazione: le migrazioni dei popoli negli ultimi 50 anni sono cambiate. Almeno in Italia. Se prima per immigrati intendevamo quelli che arrivavano dal Sud al Nord, raramente viceversa, ora quello stesso termine ha assunto un significato ben diverso. Adesso a variegare la popolazione cittadina, per esempio di Milano, sono arrivati tanti arabi e sudamericani, anche se continua a ben difendersi l'afflusso di calabresi, napoletani e sardi. Già, sardi. Proprio per loro muoversi dall'isola è sempre stato più conveniente rispetto a chi arrivava da altre regioni. Sono state studiate apposta delle agevolazioni per navi e aerei. Godono di sconti, insomma. Giusto, una norma di equità per aiutare chi, altrimenti, avrebbe dovuto sostenere maggiori spese per spostarsi. E allora, sulla base di questo stesso ragionamento, oggi che è cambiato il flusso migratorio perché non includere in queste agevolazioni anche chi arriva da più lontano. Prima parlavo con una ragazza dell'Ecuador, che vive qui. Lavora in regola e quando è arrivata ha studiato nelle nostre scuole per costruirsi un futuro, ha fatto tutte le pratiche necessarie e, adesso, ha il permesso di soggiorno indeterminato. E' felice, ma non torna a casa sua da quando l'ha lasciata. Undici anni fa. Ti chiedo: pensa solo per un anno di non passare il Natale in famiglia. Ti mette tristezza? Angoscia? Lei non ne ha passati 11. Il motivo è ovvio, puramente economico. Il biglietto costa troppo. In base alle compagnie e ai periodi, il prezzo oscilla tra i 700 e gli oltre 1500 euro. E allora dico: perché non aiutiamo i nuovi cittadini italiani a spostarsi come stiamo da tempo aiutando i vecchi? Non per andare in vacanza, certo, ma per tornare almeno una volta l'anno a casa. Sarebbe, questo, un buon passo verso il riconoscimento del cambiamento sociale in atto.

mercoledì 18 gennaio 2012

"MISS TERRONA" DIMENTICA L'ABRUZZO

Nella lotta tra Nord e Sud non poteva mancare la guerra a suon di sbatti-ciglia e sculettate sulla passerella. Tra pochi giorni sarà presentato a Carcare, vicino a Savona in Liguria, un concorso di bellezza: MISS TERRONA. La solita iniziativa per portare un po' di pubblicità in una zona non proprio al top degli itinerari turistici. Lodevole da parte degli organizzatori. Ma, udite udite, anche tra i meridionali ci sono figli e figliastri. Eh sì, perché la polemica che dovrebbe scattare non è quella solita, trita e ritrita tra Miss Padania e Miss Terrona (come forse auspicherebbero i promotori per far parlare di loro). Spulciando il regolamento sul sito ufficiale salta all'occhio l'Art. 6 - Requisiti e caratteristiche per l'ammissione al Concorso, in particolare il primo punto. "Per essere ammesse bisogna a) essere di nazionalità o cittadinanza italiana ed avere entrambi i genitori nati in una delle seguenti regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia". Non vi sembra che manchi qualcosa? E l'Abruzzo? Eppure stando a http://www.comuni-italiani.it/13/index.html tra le regioni del Sud c'è anche l'Abruzzo. E ora chi lo dice a Monti che dal suo dossier «Il Mezzogiorno per l’Europa» pronto per essere discusso in Europa deve togliere l'Abruzzo???  Insomma perché nel Concorso che inneggia alla bellezza terrona non si fa cenno a questa regione, anzi si esclude? Discriminazione? Dimenticanza? Forse gli organizzatori si accorgeranno dell'errore e ci ripenseranno. Altrimenti dal prossimo anno, vista la scrupolosità delle regole di manifestazioni simil-Miss Italia, si potrebbe pensare anche di organizzare Miss Cappalapipì, Miss Caccolo, Miss Cusi e così via...

domenica 15 gennaio 2012

LA PIETA' DELLA MOZZARELLA

http://www.corriere.it/spettacoli/12_gennaio_13/bisio-siani-benvenuti-al-nord-ulivi_c44ee980-3e11-11e1-86c1-1066f4abcff8.shtml
Partiamo da qui, da questo film copione pieno di luoghi comuni. Ci vedi originalità? Ci vedi unione sociale? Insomma, ma che ci vedi? Io nulla di buono. Perché sinceramente mi sono un po' stufata di ascoltare che, "Eureka, anche al Sud sono umani" e viceversa. Sì, ebbene sì, se non lo sai ancora anche a Napoli mangiano, bevono e vanno in bagno. Proprio come noi al Nord. Scioccato eh? Figurati un po' come uscirai dal cinema dopo che avrai visto che anche un terrone riesce a sopravvivere a Milano. Che uomo dev'essere! E poi tutta sta pantomima a che serve? A guadagnare di certo, perché alla faccia dei cinepanettoni che lo scorso Natale hanno registrato il loro primo flop della storia http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/20/cinepanettone-flop-sica/178881/sta commedia di altissimo profilo la andranno a vedere a fiumi.
dissapore.com
Eh beh, d'altronde la presa per il culo tira sempre e, in un clima di austerity anche dell'ironia, vuoi mettere che grasse risate ci aspettano sull'inesplorato tema della differenza tra polentoni e meridionali? Che ridere arrivare a Milano e morire di freddo. Che ridere mangiare il sushi. E così via... come se la severissima frontiera, detta anche cortina di ferro, che c'è a Firenze fosse peggio di un buco nero. Per non parlare dei mostri marini che non permettono l'arrivo della civiltà al Sud neppure via mare. Cosa dici? Internet? Ma va là, laggiù in fondo allo stivale mica hanno il telefono, figurati internet! Che fai, ridi? Ti stai sbellicando a leggere queste facili ironie? Bene allora il film ti piacerà. E finché ti piacerà, dimmi, chi ha più torto: chi ironizza e guadagna sulla separazione culturale in cui viviamo o chi spende tempo e denaro per ridere di cose che condivide ma che, quotidianamente, magari nasconde?
Non è difficile, caro Bisio, amare la mozzarella da 5 chili, credimi non è questa la strada per eliminare i pregiudizi. Il regista nell'intervista parla di democrazia sociale, ma che democrazia c'è per chi non può decidere di lavorare nella sua città e deve separarsi dalla sua famiglia per avere una prospettiva di vita? E che democrazia c'è, di contro, per chi vive in un Paese da sempre tagliato in due, che denigra la propria gente solo perché è nata a una latitudine diversa?

martedì 23 agosto 2011

MOGLI E BUOI? MA FAI UN PO' QUELLO CHE VUOI...

Bossi chiama i suoi alla lotta pro-Padania? Eliana Monti, quella dell’agenzia per incontri, fa un sondaggio sull’amore tra Nord e Sud. La verità è che credevo che i pregiudizi fossero alla base delle difficoltà del rapporto tra terroni e polentoni. Ma, a quanto pare, mi sbagliavo. Per questo studio che gira su internet la peggiore, tra le innumerevoli difficoltà di coppia, è l’abitudine a tavola. Insomma, la pancia su tutto. Se è piena si sta bene, se è vuota si litiga. Altro che cultura e tradizione, l’omo ha da magnà. Tanto, bene e quello che ama di più. Punto. Il trucco sta tutto qui. Mettete il caso di un marito pugliese e di una moglie lombarda. Capita. Beh, cara ragazza, puoi essere fan di Lino Banfi o votare Vendola finchè vuoi ma se mi servi la cotoletta al posto delle orecchiette, allora te la vai proprio a cercare… Li-ne-a-ri-tà, oppure, ba-na-li-tà. Questo ci vuole. E’ come il gioco degli incastri dei bambini: il cerchio nel tondo, il cubo nel quadrato. Passato il problema “che faccio per cena”, arriva un altro grande ostacolo, però: “a che ora vado a cena”? Eh beh, anche su questo potrebbe scattare la lite. Ricordate il fuso orario tra settentrione e meridione? E’ inossidabile. Non c’è niente da fare. Vai in un bar di Milano alle 12.30, è pieno. A Napoli devono ancora aprire. Non si sa come fanno, ma almeno fino alle 14 non ci pensano neanche al pranzo. Faranno tanta colazione, penso a volte. E, se non lo dite a nessuno, vi dico anche quello che penso le altre, di volte: abbiamo lo stomaco fatto diversamente. Non so ancora in che modo, ma ci studierò su. Poi vi dirò. Comunque, torniamo ai dati: il 78% delle persone prese in esame, quindi tante, la pensa come i nostri nonni. “Mogli e buoi dei paesi tuoi”. Ma con la globalizzazione come fai? Mucca pazza a parte, non ci si può sempre chiudere nel proprio orticello, bisogna guardarsi in giro. Magari prima, senza aerei, Europa unita e strade decenti, potevo anche capire. “Dei paesi tuoi” voleva dire che, non potendo andare poi così tanto lontano, si faceva di necessità virtù… Adesso, però… Volete un esempio? Su cinque uomini del Sud che conosco, 4 hanno scelto l’esterofila. Voglio dire che su 5 terroni, ben quattro non stanno con ragazze terrone. Anzi, due hanno addirittura tradito la Patria, scegliendole oltre Oceano. Le cose cambiano, nonni! Allora, cara Eliana Monti, le possibilità sono due: o hai intervistato una cricca di conservatori oppure i tuoi testimoni hanno mentito. Perché i conti non tornano. E anche Bossi, secondo i miei amici, fidanzati e felici, farà poca strada. Pure lui, d’altronde, ha una moglie terrona.

giovedì 11 agosto 2011

A CENA? SEMPRE IN RITARDO E IN META' DI MILLE

Australia - Guinness
La tavolata più lunga del Mondo
Provate a uscire una sera tutti insieme: voi (cioè tu che leggi) e loro, ovvero gli amici sudisti, coloro che vengono dal sud in pratica. Consiglio: se avete la scheda del telefonino scarica ri-ca-ri-ca-te-la, vi servirà. Appuntamento alle 21.30 al ristorante. Beh, se vi sembra troppo tardi non siete ancora pronti per continuare la lettura. Chi continua sa già che chi nasce al Sud vive con un fuso orario diverso da noi polentoni. Quindi, ca va sans dire, fate sempre uno spuntino verso le 19. Dicevamo, appuntamento per cena direttamente al ristorante. Orario deciso, luogo deciso. A posto, penserete voi, ci vediamo là.  Punto, stop, basta così. E invece no, cari. Fosse facile... E' proprio quando uno pensa "ok, manca un'ora, adesso mi riposo 10 minuti, poi doccetta e via" iniziano le telefonate. La prima arriva tre secondi dopo che abbiamo buttato giù. "Pronto?" (è l'amico dell'amico di prima che non si fida dell'altro e allora vuole la conferma anche da noi perché non si sa mai nella vita) "Va bene, ci vediamo là". Ok, pensiamo, adesso 9 minuti di relax poi doccetta e via. Driiiin... "Pronto?" (è l'amico di prima che vuole sapere se abbiamo sentito l'altro amico perché nel frattempo si è aggiunta una coppia di amici che forse vengono e forse no vabbè ci sentiamo tra poco) Cosa? Ci sentiamo ancora? Ma perché? Vabbè restano 8 minuti di relax. Capirai. Prima che richiami qualcun altro ci fiondiamo in doccia, meglio anticipare... Ta ta, ta ta... messaggio. Chi sarà? Ta ta, ta ta. Un attimo sono in doccia!!!! E via con una sfilza di messaggini del tipo: allora ufficiale il posto? l'orario è confermato? ma chi viene? avete prenotato? Rispondere a tutti è un lavoro, costoso peraltro, vi avevo avvertiti. Alla fine, tra telefonate e risposte si fa tardi. Arriviamo tutti tardi, tutti, nessuno escluso. Alcuni sono già dentro seduti, altri aspettano fuori. In linea con l'organizzazione perfetta. Che in realtà all'inizio c'era, poi è stata stravolta da una deriva di comunicazioni totalmente inutili. Ormai ci siamo, ma i conti non tornano: non dovevamo essere in 4? Una cena tra intimi? Ci sediamo in 22, altri arriveranno più tardi (ma più tardi quando? tra un po' è mezzanotte). Al ristorante hanno finito i tavoli. Ci stringeremo. Sugli angoli c'è posto. Ma, mi chiedo senza neanche troppa verve ormai, come siamo arrivati alla tavolata? Ci è sfuggita qualche telefonata, sicuramente. La storia è sempre quella. Avete presente il telefono senza fili? Un passaparola illimitato tra ogni singolo individuo proveniente dalla stessa città. Del Sud. Insomma, state attenti a essere chiari sulle vostre intenzioni, se cena intima dev'essere ditelo e riditelo. Il rischio è finire in una cena formato natalizio. I segnali d'allarme sono: "Hai chiamato la cugina del fratello della nonna dello zio? La chiamo io". "Ma l'hai detto alla figlia della parrucchiera del paese vicino a quello dello zio dell'ingegnere che ha fatto la scuola con il nonno della sorella della madre di tuo cugino di quinto grado?" Ecco, se sentite frasi simili, correte subito ai ripari. Datemi retta. Loro, più sono meglio è. Perché, poi, è un mistero. Se non invitate qualcuno la prendono come un'offesa pazzesca. Sarà... Dopo tre ore di gozzoviglie, bombardati da mille parole si arriva al conto. "Dai ragazzi rifacciamo la cena, magari da voi la prossima volta?" Silenzio. Voi chi, scusa? Alziamo gli occhi, ci guardano tutti. Ah, da voi vuol dire da me. Tutti quanti da me? Serafici e con la scheda vodafone ormai a secco: "Ma certo, che bella idea! Ci organizziamo, vi chiamo io eh?"